lunedì 7 aprile 2014

DISSESTO IDEOLOGICO di Ugo Boghetta

SINISTRA E FOBIA DELLA NAZIONE

Ferrero chiude un articolo sulla questione internazionale e lista Tsipras in questo modo: "non (siamo) per il ritorno ad un impotente nazionalismo. La grande proletaria si è già mossa una volta e non è andata distante”.

La citazione della “grande proletaria” fa riferimento ad un discorso di Pascoli del 1911 favorevole all'intervento in Libia ciò affinché i proletari italiani non dovessero emigrare sparpagliandosi nel mondo ma andando in un unico paese.

Pascoli, che pur si dichiarava socialista, dettava tutti i temi più mistificanti della propaganda coloniale. Sarà poi ripreso dal fascismo per lanciare l'Italia: nazione proletaria sempre oltraggiata e misconosciuta, contro le nazioni più ricche alla ricerca di un «posto al sole».

Ferrero lancia lo strale contro le posizioni che non vedono la riformabilità dell'Europa e quindi propongono l'uscita dall'euro. Ma la citazione si riferisce solo alle forze di destra (Lega nord e Fratelli d'Italia), oppure contro tutti, compresi i noeuro di sinistra e Grillo (che in verità dice e si contraddice per prendere voti a destra e a manca)?

Ciò in fondo ha poca importanza. Una citazione così pesante e fuori contesto evidenzia un'autentica fobia, un'ideologia, incapace di affrontare i cambiamenti reali: un mondo che con la Grande Crisi è entrata in un fase post-globalizzazione (l'Ucraina è solo l'ultimo esempio), la crisi dell'euro giunta ad un punto tale che lo stesso Draghi è costretto a promettere misure eccezionali pur di salvare la situazione.

Questa fobia è la questione nazionale o il nazionalismo che dir si voglia.

Si negano anni di lotte di progresso condotte attraverso lotte di liberazione nazionale. Si nega un evidenza storica: il nazionalismo democratico incarnato in Italia nella lotta di Liberazione e nella Costituzione. Si nega che l'Italia sia di fatto colonia degli Usa, della grande finanza e dei paesi del nord Europa: Germania in primis. Si vuol far credere che la difesa della Costituzione e le politiche progressiste siano possibili senza uno sganciamento da questo modello europeo e dall'euro; anzi si vorrebbe addirittura andare verso gli Stati Uniti d'Europa tanto cari alla Spinelli. Per altro si nega, chissà perché, che questa euro-nazione non elaborerà a sua volta un suo proprio nazionalismo “grande europeo”.

Nessuno a sinistra nega che la questione nazione/nazionalismo sia materia delicata da trattare, ma la questione nazionale fa parte della realtà di oggi. Negarla non fa altro che favorire le destre che la utilizzano per fare egemonia contro un'Europa insopportabile per i popoli e le classi lavoratrici. Sono proprio le presunte sinistre come il PSE, o generiche come la lista Tsipras, a lasciare campo aperto alle destre.

La riconquista della sovranità nazionale, invece, è innegabilmente la conditio sine qua non per tentare di mettere al centro la questione lavoro, le politiche industriali, le nazionalizzazioni, la Costituzione.

La solfa è sempre la solita sentita mille volte: la rottura dell'Europa porterebbe inevitabilmente allo scontro fra proletariati.

I proletari dunque hanno solo due possibilità. Farsi la guerra quotidianamente in maniera molecolare sul piano europeo o globale: competitività, delocalizzazioni, precarizzazione, immigrazioni o scontarsi fra proletariati nazionali. O, perché escluderli, fra grandi poli internazionali. Del resto i poli multipolari sono fatti da nazioni con la loro moneta.

La rivoluzione dunque non è possibile, non è pensabile?! È la fine della storia che ritorna. Queste inevitabili conclusione, cui porta il ragionamento del segretario di un partito comunista e marxista lascia basiti. Ci chiediamo. Ferrero è segretario di un partito comunista e marxista? Rifondazione è un partito comunista e marxista? Oppure anch'essa è diventata quella generica sinistra di cui la lista Tsipras in Italia è una plastica espressione?

Il fatto è che da quando si ha rimosso l'obbiettivo: il socialismo, o lo si è pensato immanente nei conflitti sociali, la sinistra di classe si è persa. È diventata melassa. È rimasta solo la lotta per le cadreghe.

Nel tempo si è prodotto una grave dissesto ideologico.

Il risultato è che tutti discutono dell'euro e della possibile implosione dell'euro-zona, tranne la sinistra italiana. Ciò vale anche per Rifondazione nonostante il congresso abbia impegnato (invano) il gruppo dirigente a approfondire il tema.

Siamo ad un'altra anomalia italiana. Da noi discutere di euro è tabù?

Un tabù viene istituito per preservare il sacro, cioè il nascosto, ciò che non si deve vedere. Il tabù viene istituito anche per il pericolo del contatto, del contagio.

In questo senso il livore della dichiarazione di Ferrero, dunque, può avere anche una motivazione più prosaica e strumentale: gli argomenti a sostegno della lista Tsipras sono così bolsi per cui bisogna marcare la differenza (come fanno anche la Spinelli ed altri) affermando - anche se non esplicitamente interrogati - che non si è per l'uscita dall'euro, che non si è per il nazionalismo.

Credevamo che il problema fosse semmai differenziarsi da Renzi?!

2 commenti:

  1. Walter Hallstein, primo presidente dell'Unione Europea, fu il giurista nazista che definì le leggi per sottomettere le nazioni europee conquistate da Hitler.

    Lo stesso Walter Hallstein fu poi tra i padri fondatori della Unione Europea, ne fu il primo presidente e fu presidente della commissione europea per nove anni, dal 1958 al 1967.

    Walter Hallstein per nove anni, dal 1958 al 1967 fu l’architetto in capo della costruzione dell’Unione Europea, comandando un’armata di migliaia di burocrati al di fuori di ogni controllo democratico.

    L'Unione Europea di Bruxelles non è una democrazia ma una dittatura perché il popolo non può eleggere la Commissione Europea che non può nemmeno essere destituita.

    ebook gratuito a: http://www.relay-of-life.org/it/chapter.html

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  2. Esatto! Per non parlare del Piano Funk...

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