venerdì 9 maggio 2014

SPAGNA: L’ASSENZA DI ALTERNATIVA POLITICA NELLE ELEZIONI EUROPEE di Jorge Alcazar Gonzalez*

Il Frente Civico (somos mayoria) raggruppa le sinistre antieuro spagnole. Il Frente svolge a
Valencia un convegno politico a carattere nazionale dal titolo "Por la recuperacion de la soberania, salir de l'euro". Al convegno, che inizierà il 9  maggio per concludersi la mattina del 11, parteciperà una delegazione del Coordinamento nazionale della sinistra contro l'euro composta da Valerio Colombo e Moreno Pasquinelli. Appena possibile pubblicheremo un resoconto del convegno dei compagni spagnoli.

«L’appuntamento politico più immediato con cui i cittadini e la classe politica spagnoli hanno a che fare sono le prossime elezioni europee.
Se l'evento ha tradizionalmente avuto uno scarso impatto sul livello dei votanti, ci sono altri fattori contingenti che ci dicono che i risultati avranno nessuna o poca conseguenza sulle dinamiche politiche e rispetto ai problemi principali che affliggono la nostra la società. Si può anzi azzardare una recrudescenza delle stesse politiche che ci hanno portato alla situazione in cui siamo. 

Tanto che oggi, malgrado il numero di segnali politici, ideologici, sociali ed economici venuti da Bruxelles e le sue istituzioni, ancora nessuna forza politica nello scenario attuale ha avuto il coraggio di opporsi, se non all'Europa e alle sue politiche, almeno alla forma con cui l’Europa è stata costruita. Tutto il resto deriva da questo primo assioma.

L’architettura attuale dell'Europa è stata costruita su politiche economiche volte a promuovere le disuguaglianza con i periferici, intendendo ciò non solo geograficamente, ma anche in termini economici e sociali. Rafforzata con strumenti efficaci di controllo come la BCE o l' Euro, essa riflette le esigenze di una classe capitalista il cui fine ultimo è e sarà quello di salvaguardare i propri privilegi e aumentare la propria quota di potere, marciando così sul cadavere dei diritti sociali, del lavoro e umani.

E’ comprensibile date le premesse, che le forze politiche conservatrici si dimenino nel vendere il messaggio “più Europa”, chiedendo quindi politiche di "integrazione". Tuttavia questo modo di costruire l'Europa fa sì che i governi nazionali abbiano sempre meno spazio di manovra, subordinando le politiche nazionali a quelle sovranazionali dettate da

da organismi tecnocratici (Commissione Europea, BCE e FMI) estranei a qualsiasi forma di partecipazione democratica dei cittadini e che obbediscono a interessi molto differenti da quelli delle necessità della popolazione.


La questione relativa alle forze conservatrici è decisiva, perché ancora una volta, come è stato dimostrato dalla storia, è in questa luce che si può capre la socialdemocrazia europea e, di conseguenza , quella spagnola. Non c'è da stupirsi che un partito politico come il PSOE , con un orientamento politico che sconfina nel più puro conservatorismo in materia economica e sociale, continui a perorare l’integrazione europea sotto la luce creativa di Maastricht. I nostri Rubalcaba o Valenciano , seguaci della ortodossia socialdemocratica così ben rappresentata dai Gonzalez e dagli Zapatero, sono Kautsky e i Kerensky del nostro tempo. Questi, sotto le mentite spoglie di agnello, si spostano tra le linee per garantire al potere e alla sua servitù i privilegi di cui godono.

Ma quanto detto, almeno dal mio punto di vista, non aggiunge nulla al terribile dramma del deserto politico e ideologico di fronte al quale si trova il popolo lavoratore. La questione grave e urgente è perché nessun altra forza politica vuole dichiararsi agli antipodi di questo progetto europeo, iniziando a costruire un discorso, un linguaggio e un dibattito alternativi. Perché, questioni fondamentali quali i piani austeritari di stabilità, sui beni pubblici, sull'uscita necessaria dell'euro e il ruolo inquisitorio svolto dalla BCE o dalla Commissione europea, e la perdita di sovranità economica, non sono stati la punta di lancia del discorso politico alternativo.

Come che sia, politiche che vogliono essere leva del cambiamento dell’ordine esistente in un determinato momento storico, devono essere di rottura con il modello vigente, avanzare un vera opposizione d’alternativa, costruire un modo nuovo che non sia solo una deviazione temporanea del presente. Pertanto, l’inchiesta sul debito legittimo, il ripudio del medesimo, la modifica dell'articolo 135 della Costituzione o l’uscita dall'euro, sono argomenti imprescindibili per questa avanguardia.

Sarà come disse Lenin, che il popolo con le sue esigenze è molto più a sinistra di chi dice di esserlo, degli apparati politici presunti all'avanguardia, che dicono di essere la voce dei questo stesso popolo. Sarà che il male endemico della socialdemocrazia ha corroso anche quelle forze politiche che sostengono di essere alternative».

* Del Collettivo Prometeo e del Fronte Civico “Siamo maggioranza”
** Fonte: Frente Civico 7 maggio 2014
*** Traduzione a cura della Redazione di SOLLEVAZIONE

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