mercoledì 16 luglio 2014

Perugia con Gaza e il popolo palestinese

La proditoria aggressione israeliana contro Gaza non ha lasciato insensibile Perugia, da
sempre una delle città italiane in prima fila nella solidarietà ai palestinesi. 

di Marcia della Dignità

Immediatamente dopo l’attacco aereo e missilistico israeliano, compiuto in sfregio delle più elementari norme del diritto internazionale, ci siamo sentiti per telefono con i Giovani Comunisti e si è deciso di convocare una riunione d’emergenza presso la loro sede. La riunione, svoltasi giovedì 10 luglio, è stata molto partecipata, ed ha deciso di scendere in strada.

Si è svolta così, nel pomeriggio di domenica 13 luglio, in Piazza Italia (dove stanno la Prefettura e la sede della Regione) la manifestazione di protesta e di solidarietà con la resistenza del popolo palestinese.Una bella e combattiva manifestazione, segnata dalla massiccia presenza della comunità islamica locale, di quella palestinese, araba e maghrebina, e che ha visto l' inattesa comparsa anche del neo sindaco Andrea Romizi (Romizi è stato recentemente eletto sindaco nelle liste di Forza Italia).

Mentre scriviamo giunge la notizia che le autorità di GazaHamas hanno respinto le condizioni per la tregua proposte dai militari egiziani (i golpisti che hanno messo fuori legge la Fratellanza musulmana e che stanno colpendo il movimento sindacale e democratico egiziano).  Gli israeliani minacciano ora l’invasione di terra.

 
Noi ricordiamo l'operazione Piombo Fuso, l’attacco sferrato contro Gaza nel dicembre 2008. Fu un genocidio, e i sionisti ricorsero anche alle bombe al fosforo (vietate dalle convenzioni internazionali).  E ricordiamo anche i 181 palestinesi, fra cui intere famiglie, uccise da martedì scorso dalle bombe israeliane. Persone che per i media italiani non fanno testo, non hanno un volto, sono solo i numeri della pretesa "reazione" israeliana.  Numeri, non persone. Anche perché appartenenti ad un popolo a cui viene negato tutto da quasi settant'anni. Un popolo evidentemente non "eletto", come quello in nome del quale i criminali sionisti portano avanti il loro genocidioPerché di questo si tratta. 

Per questo, in stretto contatto con le comunità islamica, palestinese, araba e maghrebina, potrebbe essere necessario scendere di nuovo in piazza.  Questa volta in modo più massiccio e meglio organizzati. 

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